Cronos Yacht

Simone Madella et Lorenzo Berselli ont pu penser ce yacht de luxe. Avec une élégance et une originalité dans ses formes, ce “Cronos Yacht” propose des espaces splendides autour d’un gros travail autour du bois. Plus d’images de ce projet dans la suite.



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Graeme Obree: The Man, the Machine, the Mania

GraemeObree-viaWolfgangMenn.jpgGraeme Obree in 1993, via Wolfgang Menn

It’s the stuff of legend in the cycling community, and frankly it’s a shame that he lacks recognition in the greater world of sport or design: Graeme Obree, a.k.a. the “Flying Scotsman,” the outsider who broke the World Hour Record (distance cycled in one hour) on a homemade bicycle in 1994, has set his sights on a new record. His infamous “Old Faithful” was inspired by the downhill skiing, where the athlete folded in an aerodynamic albeit awkward-looking tucked position; his equipment consisted of a radical design that reduced the traditional diamond into a single oversized tube, with a one-bladed fork and custom bottom bracket that infamously incorporated parts from a washing machine (more on that below).

A quick dip in the ol’ YouTubes yields several fascinating documentary clips, but before we get into the archive, it’s worth checking out the occasion for Obree’s recent headlines: earlier this month, Humans Invent posted an interview with Obree, now 46, who currently has his eyes on the human-powered landspeed record.

The short unravels a bit during the second half of the five-minute clip, but this is precisely why Obree is such a compelling individual: he has a one-track mind, as they say, and one gets the sense that his fixation on speed is his literally his raison d’etre. The lengthy interview (produced alongside the video) quickly exposes the depth of his obsession:

…I thought to myself, what was my passion before? What were my strengths? I thought bike design, bike building, and pumping out a lot of energy from my legs. I thought the human powered land speed record is the perfect solution to all those three things. It is actually the complete embodiment of what I am as a human being.

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Intervista a Riccardo Sabatini

Recentemente ho avuto modo di fare la conoscenza di Riccardo Sabatini, grafico talentuoso e dal portfolio ricco; anzi, così pieno di buoni lavori che all’età di 27 anni ce n’erano già abbastanza per riempirci una monografia. Ora che ne ha 29 è  pubblicato in molti libri e riviste a diffusione internazionale: difficilmente, se ti interessi di grafica, puoi non avere mai visto un suo lavoro. Ma a prescindere dalla qualità e dalla quantità della sua produzione, la caratteristica che più di tutte ha toccato le corde di Elmanco è la sua interdisciplinarietà. Infatti, nel campo delle arti visive, Sabatini ha parecchio da dire anche in fatto di illustrazione, fotografia, type design e grafica 3D.

Elmanco: “Grafico” è la definizione più esatta per qualificarti? Nel campo delle arti visive fai di tutto e molto spesso lavori per te stesso oltre che per i clienti. Accetti la definizione di artista?

Riccardo Sabatini: Certo, la accetto, perché no? La differenza tra un artista ed un grafico, designer o come voglia definirsi è che il primo il lavoro lo fa per sé e per una ricerca od un tema che porta avanti, mentre il secondo lo fa per un brand o per la famigerata figura del cliente. Però sempre di più si vede l’arte brandizzata ed utilizzata in campi commerciali e dall’altra parte grafici che portano avanti stili e lavori con un intento artistico o di ricerca visiva e concettuale. Quindi credo che entrambe le definizioni abbiano confini labili e siano applicabili a me come a molti altri nel campo della comunicazione e dell’arte visiva.

Elmanco: Il tuo CV, nella sua ultima versione, ha fatto il giro di internet. Che feedback hai ricevuto?

Riccardo Sabatini: Il feedback è stato e continua ad essere ottimo. Inizialmente nacque come versione più elegante del precedente curriculum “rough“, come lo soprannominai, fatto durante l’università e praticamente mai spedito. Era una presa in giro del classico curriculum fatto senza nessuna griglia e applicato su una texture di carta straccia. Nonostante la sua voluta bruttezza fu rimbalzato nel web come esempio di curriculum “alternativo”. Due anni dopo, a laurea presa, decisi che era arrivato il tempo di fare un curriculum “serio” e buttai giù la versione su cui mi hai fatto la domanda, in diverse varianti di colore e con vari “bonus”, tipo un set di icone per le skills ed un pattern con le iniziali CV sul retro. Poi stampai e caricai foto di versioni digitali e cartacee sempre sulla mia gallery (e stavolta lo spedivo anche agli studi). Forse perché avevo già l’occhio puntato su di me per il precedente curriculum anche questo ebbe un inaspettato successo, e me lo ritrovai nuovamente rimbalzato nel web. Per non parlare delle richieste di regalare/vendere/customizzare il template a vari interessati. Stavolta funzionò anche nel mondo reale: un giorno dopo averlo spedito fui subito contattato da uno studio dove ho poi lavorato parecchio tempo.
Il terzo lo prevedo presto in cantiere, comunque.

Elmanco: Bellissimo anche il progetto Brushwood del quale si può leggere la storia sul tuo profilo Behance. Cosa ti ha spinto a portare avanti l’alfabeto dopo che il progetto si era fermato? Hai avuto modo di utilizzarlo in qualche progetto commerciale?

Riccardo Sabatini: L’ho completato prima di tutto per levarmi un sassolino che avevo nella scarpa, dato che dopo il rifiuto iniziale il progetto se ne rimase per un anno a prendere polvere, con solo le prime tre lettere fatte.
Durante quell’anno ricevei -su una gallery online dove avevo caricato l’immagine delle prime tre- un sacco di commenti entusiasti e la domanda ricorrente “ed il resto dell’alfabeto?” E così mi decisi finalmente a completarlo. Rifeci il look alle lettere e sviluppai tutto il progetto che poi caricai sulla gallery di Behance. Comunque sarebbe andata col feedback mi ero divertito un sacco a farlo, e avevo chiuso un conto aperto da tempo. Il responso fu incredibile ed il progetto divenne il mio primo feature ufficiale nella pagina centrale di Behance, portando un sacco di nuova audience sul mio lavoro.
Al punto che è stato, risposta alla seconda domanda, utilizzato da Wired Italia come capolettera ad un loro numero e richiesto in forma privata per diverse commissioni.

Elmanco: Da ultimo ti chiedo di Optilabs. E’ un progetto “self initiated” anche quello, giusto?

Riccardo Sabatini Optilabs ha una storia molto più antica rispetto a quella di Brushwood (io sono abbastanza nuovo al mondo tipografico, se consideriamo da quanto tempo faccio disastri al computer). Fin dal tempo delle superiori sono sempre stato affascinato dal mondo della optical art, e durante gli anni ne ho prodotta tanta (anche roba totalmente inguardabile). Continuo tuttora a farlo, sperimentando sempre diverse soluzioni e progetti sempre diversi l’uno dall’altro. Sono ancora progetti di nicchia e come popolarità non sono esattamente al pari di altri che “funzionano” di più (nella grafica, arte digitale etc. esistono mode e trend e chi lo nega è un bugiardo) ma ritengo che siano proprio questi progetti, fatti per sé e senza la minima strategia dietro, a rendere questo lavoro interessante, anzi a non farlo nemmeno sembrare un lavoro.

Elmanco: Tu invece per quali dei tuoi progetti conservi un posto in tribuna d’onore? Tra l’altro, quanti sono i tuoi progetti?

Riccardo Sabatini: La tribuna d’onore più di me l’hanno costruita i visitatori dei miei progetti. Sia il curriculum che Brushwood si meritano la postazione d’onore, anche in virtù del loro successo, ma non escluderei nemmeno gli Optilabs che non hanno assolutamente avuto un successo simile ma a cui sono molto affezionato. Dover fare una selezione per me rimane difficile perché tutti i vari progetti, vedi anche il discorso del “calderone”, sono delle storie a parte.
Sul fattore quantità non so che dire, credo che sia relativa anche a quanto ti piace quello che fai, e posso ammettere che a me piace un sacco. Ma dipende anche da quanto lavori sul “self-initiated” oltre a commissioni e lavori che ti sono richiesti da altri (che talvolta possono non rappresentarti a livello stilistico, perciò non li pubblichi, o magari perché non pubblicabili per questioni legali). Io di personale produco un sacco, quindi rispetto ad altri designer che pubblicano solo lavori commerciali al 100% ho un portfolio più grasso. Datemi più lavori commerciali da fare così stringo quelli personali, potrebbe essere una buona soluzione.

Elmanco: Grazie Riccardo, della schiettezza e dei tanti consigli che sopra e sotto le righe trapelano a vantaggio di tutti quei lettori che cercano di fare strada nel tuo stesso campo.

Riccardo Sabatini: Grazie mille a voi dell’intervista, mi ha fatto molto piacere. Un saluto a tutti i lettori di Elmanco!

Riccardo Sabatini on Behance.

Skullcandy is seeking an Industrial Design Intern in Park City, Utah

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Industrial Design Intern
Skullcandy

Park City, Utah

Skullcandy is seeking an Industrial Design intern for a full-time, paid iD internship that will last approximately 3-4 months depending on student’s schedule. The intern level iD candidate will report directly to iD manager. Facilitate the iD department agenda. Must have a strong and dynamic personal style that is apparent in their hand skills. Show all phases from concept to commercialization for products selling in the market. A well-rounded portfolio showing thought evolution across all phases of the design process.

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The best design jobs and portfolios hang out at Coroflot.

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Goldfields Dwelling by DesignOffice

Goldfields Dwelling by DesignOffice

Extra large windows frame the interiors of this shingle-clad cabin in Victoria, Australia.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

Surrounded by bushland, the single-storey house was designed by Australian studio DesignOffice with a square-shaped plan.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

The shingled exterior comprises grey asphalt tiles, while corrugated metal covers the building’s shallow-pitched roof.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

A terrace folds around the rear of the building, where the glazed openings lead inside to dining and living rooms that are naturally day-lit through two central skylights.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

You can see more interesting houses from Australia here, including one with walls that fold like origami.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

Photography is by Scottie Cameron.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

Here’s some more text from DesignOffice:


Goldfields Dwelling / Victoria

DesignOffice have just completed this simple home located in the heart of Victoria’s Goldfields region, just over an hour from Melbourne. The 100sqm pavilion sits on an elevated site surrounded by native bushland.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

Conceived as a simple single volumetric form, the building is uniformly clad in warm grey asphalt shingles. This cladding provides a tonal and textural response to the vernacular roofing of corrugated metal sheets whilst giving scale to the building’s geometric sculptural form.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

Large apertures and carvings are then made in the skin in response to internal arrangement, aspect and orientation.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

An open kitchen is adjacent to both the dining and living areas and is animated by the daylit apex of the pavilion. This also serves to provide daylight and ventilation to the bathroom behind.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

The main living area to the west is conceived as a tiered timber landscape reflecting the natural topography of the site. A simple interior palette of concrete, white oak and ceramic tile provide a calm and simple backdrop for living.

Goldfields Dwelling by DesignOffice

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Special feature:stations

Movie: Nike FuelBandat Boxpark

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Movie: Design MuseumCollection App – driving

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