Un architetto italiano a Cracovia 1

Un anno fa, di questi tempi, ero arrivato da poco a Cracovia, la città polacca dove ho vissuto da giugno a dicembre 2012. Ti sarai reso conto che questo periodo ha coinciso con l’interruzione delle pubblicazioni di Elmanco; molti sanno cosa sono andato a fare in Polonia, altri no, per tutti ecco il mio articolo biografico.
Lo scorso anno vinsi una Borsa di studio Leonardo riservata agli iscritti all’Ordine degli Architetti e decisi di accettarla sia per le poche opportunità professionali che trovavo in Italia, sia perché mi stimolava l’idea di fare un’esperienza di lavoro all’estero.

Onestamente non avevo mai pensato alla Polonia prima di quest’occasione, ma posso dire di essere stato fortunato perché a Cracovia ho vissuto un bel periodo sotto tutti i punti vista. Durante quei sei mesi ho lavorato nello studio di architettura Q-Arch, ma di questo parlerò in maniera dettagliata in un articolo successivo.
Cracovia è probabilmente la più bella città della Polonia, sicuramente la più importante dal punto di vista storico e culturale, e per questa ragione i turisti affollano in tutti i periodi dell’anno il suo splendido centro storico (Patrimonio dell’Umanità UNESCO). Questa premessa è importante per capire come vivere nel centro di Cracovia equivalga a vivere in una qualunque medio-grande città dell’Europa Centrale. Lo sbarco di Ryanair ha dato un grande impulso al turismo, e negli ultimi dieci anni si sono aperti tanti nuovi ristoranti, alberghi e negozi. E’ difficile attraversare il centro di Cracovia senza sentire nemmeno una volta parlare italiano o spagnolo! Questo perché per un neolaureato dell’Europa meridionale è più facile trovare lavoro in Polonia che in patria, e se a questi si sommano i tanti turisti e studenti Erasmus, si può immaginare il clima internazionale che si percepisce a Cracovia.

L’estate scorsa, inoltre, è stato il periodo di Euro 2012, il torneo calcistico continentale che si è svolto in Polonia e Ucraina, e anche questo ha contribuito a svecchiare l’immagine dell’est Europa. Le cose, tuttavia, non sono cambiate molto in periferia, dove l’anonima architettura socialista degli anni 60’ e 70’ la fa ancora da padrona e gli spazi pubblici perdono il loro fascino. Fortunatamente ho sempre vissuto tra il centro di Cracovia e il quartiere di Kazimierz, perché gli spazi di Nowa Huta (la smisurata città-fabbrica costruita nel dopoguerra), per quanto interessanti da visitare per un architetto-turista sono molto meno invitanti quando si diventa un lavoratore-pendolare.

Diciamo che per un architetto la Polonia, in questo momento, offre più opportunità dell’Italia ma da questo punto di vista basta davvero poco per battere il Bel Paese, ed è giusto chiarire come la crisi stia arrivando anche in una nazione che nei vent’anni precedenti aveva conosciuto una notevole crescita economica. La fine del comunismo, la vicinanza con l’Europa occidentale, l’ingresso nella comunità europea ma non nell’area Euro (la Polonia si tiene ancora stretta la sua valuta locale, il buon Sloty) sono stati i fattori decisivi per rilanciare una nazione i cui destini sono stati nella mani di Germania e Russia per tutti i tre secoli precedenti.
L’edilizia è stata ovviamente uno dei traini di questa ripresa, e nella prima periferia di Cracovia o in quartieri come Podgórze si sono costruite belle aree residenziali secondo i moderni standard qualitativi del nord Europa. Il basso costo dei terreni e della manodopera ha favorito gli investimenti stranieri ma negli ultimi anni la musica è cambiata anche in Polonia, e si sono ridotti i buoni affare e le nuove costruzioni.

Per un giovane architetto vale la pena cercare un impiego in Polonia? Può darsi, ma considera che la paga (e il costo della vita) è la metà rispetto all’Italia e se non si parla il polacco è difficile farsi assumere da uno studio di progettazione, a meno che non questo abbia un respiro internazionale. Il mio caso è stato particolare perché la borsa di studio ha semplificato il mio inserimento e lo studio Q-Arch ha dei rapporti di lavoro con architetti italiani, ma per uno straniero è più semplice trovare lavoro in un’impresa di costruzione o in una multinazionale.
La maggior parte degli italiani e degli altri stranieri che ho conosciuto in Polonia, infatti, lavorano in multinazionali che hanno delocalizzato sul suolo polacco i servizi informatici perciò può succedere, grazie a Skype, che un sardo che lavora a Roma si trovi chiedere assistenza a un sardo che ora lavora a Cracovia… globalizzazione!

Polacchi brava gente. Per quanto mi riguarda mi sono trovato bene con la maggior parte dei polacchi conosciuti; può anche darsi che sia stato fortunato dato che ci sono italiani che ne parlano diversamente, ma io ho incontrato un popolo gentile e voglioso di mettersi alle spalle il grigiore del secolo precedente. I polacchi sono più riservati di noi, ma non raggiungono certo la freddezza di russi o svedesi e generalmente vedono di buon occhio gli italiani e le altre popolazioni dell’Europa meridionale perché ci ritengono propositivi, allegri e con una grande cultura alle spalle. Le cose non stanno sempre così ma, come tutti gli stereotipi, contiene un qualche fondo di verità.
Di sicuro ho percepito una notevole differenza tra i polacchi giovani e quelli over 40-50, perché i secondi sono cresciuti in una società molto diversa dall’attuale. I più giovani parlano l’inglese, spesso hanno studiato o lavorato all’estero e sono molto socievoli, mentre la generazione precedente ha dovuto studiare il russo a scuola, è più legata alle tradizioni ed ha poco interesse verso i tanti stranieri che nel giro di qualche anno sono comparsi nelle strade di Cracovia.

I polacchi sono un popolo più ordinato e rispettoso delle regole di noi italiani, questo l’ho capito rapidamente sia nella vita di tutti i giorni che sul lavoro, ma il risvolto della medaglia e un minore spirito di iniziativa. Quest’aspetto è un’inevitabile conseguenza del sistema economico comunista che per cinquant’anni ha abituato le persone ad avere qualcun’altro che decideva al posto loro.
Quando però si arriva a Cracovia e si attraversa la nuovissima Galeria Krakowska ci si rende conto come il comunismo sia un ricordo lontano, e la gente affolli i negozi di Benetton, Zara e H&M come in un qualunque centro commerciale italiano. A questo proposito fa specie notare come la piazza centrale di Nowa Huta sia intitolata a Ronald Reagan, che non credo vi abbia mai messo piede in vita sua!

Due aspetti che di solito preoccupano molto l’italiano all’estero sono il clima e la cucina. Prima di partire avevo questo tipo apprensioni, ma sono tornato sano e salvo senza perdere nemmeno un kg. La cucina polacca non è tra le più rinomate al mondo (e una ragione c’è, inutile negarlo) ma i carnivori e gli amanti di zuppe e prelibatezze come i cavoli non avranno di che lamentarsi.
Io mi sono sfamato per sei mesi con pollo, kielbasa (la salsiccia-wurstel locale), pierogi (una sorta di tortellini), insalata e pasta cucinata in casa. A dire il vero a Cracovia abbondano i ristoranti e le gelaterie italiane, e in alcuni casi non sono niente male, ma quando sono all’estero cerco di adattarmi alla cucina autoctona.

Quando si parla di cucina, dobbiamo ricordare la grande fortuna che abbiamo noi italiani a vivere in un paese dal clima temperato, dove cresce di tutto e dove esiste un’incredibile varietà alimentare. L’inverno polacco non è uno scherzo (a Cracovia in febbraio si arriva anche a -35°) ed è facile capire perché i vini polacchi siano da dimenticare mentre la vodka è la bevanda nazionale. Per mia fortuna sono tornato in Italia poco prima di Natale, quando il termometro era sceso al massimo a -15°, e le temperature prossime allo zero di Cesena mi sembravano una brezza primaverile.

A proposito di Cesena, non era facile convincere gli amici polacchi che nella mia città l’anno precedente ci fosse stato oltre un metro di neve: per loro tutta l’Italia dovrebbe avere il clima della Sicilia!
Se avete la fortuna di visitare Cracovia durante i mesi estivi potreste trovare intere settimane oltre i 30° (come successe a me lo scorso anno) quindi il clima non è nemmeno così male: è molto continentale.

Questo è la prima parte della vita di un architetto italiano a Cracovia, ma presto pubblicherò un articolo dedicato solo alla mia esperienza professionale e mostrerò qualche progetto realizzato nello studio Q-Arch.
Se questi racconti sulla Polonia t’interessano, puoi trovare tantissime fonti d’informazioni in siti turistici o blog curati da italiani che vivono là da molti anni. Tra i tanti mi sento di consigliare il blog Qui Polonia & Italia, molto veritiero, approfondito ed anche divertente.

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