Think.Side No.2
Posted in: UncategorizedNuovo appuntamento, come promesso, con la rubrica Think.Side. Altri 3 album fondamentali da avere in playlist. Questo week end saprete cosa ascoltare davanti al banco della Fnac!
– Luca –
LatinHoly Fuck Altro gran colpo dei canadesi che almeno per questa volta diminuiscono il fattore NOISE per dare più risalto al kraut dei settanta con spizzate psichedeliche; il risultato è quanto di meglio si potesse sperare. ‘Coesione nel caos’ forse questa è la migliore traduzione per Latin. ‘Stilettos’ è figlio del loro recente passato con quel suo suono sintetico in cui emerge la pazzia di certe percussioni, il sound ambient di ‘1MD’ è la giusta apertura che lascia campo a ‘Red Lights’ che vaga impazzito come un vero e proprio proiettile. Leggendo qua e là nella rete mi son fatto l’idea che l’apice del disco sia in quella commistione di voci in digitale, beat gracchianti che caratterizzano ‘SHT MTN’. Comunque sia, con gli Holy Fuck anche stavolta il Canada vince soprattutto perchè nella loro musica emerge quella spinta sperimentale calda e vibrante che sa spaziare con ‘intelligenza’ in un genere (electro-noise-rock) nel quale è facile bruciarsi in fretta. Guarda il video di Holy Fuck ‘Latin America‘ |
There is love in youFour Tet Quarantasette minuti avvolgenti che sconfinano su diversi territori (elettronica,jazz,post rock), quarantasette minuti suddivisi in tracce che suonano come un inno d’amore incondizionato per la musica e per la gente che vuole ascoltarla, quarantasette minuti partoriti dal genio Kieran Hebden aka Four Tet. E’ da un pò di tempo che circola ma alcune cose sono fatte per resistere allo scorrere del tempo, alcune cose come ‘Angel Echoes’ (con quella voce femminile in loop che ci ripete allo sfinimento “there is no love in you), come ‘Love Cry’ (quell’impatto schizoide accompagnato dai synth giusti per l’occasione), e come ‘This Unfolds’ (che per il sottoscritto è il pezzo migliore con quell’impasto sonoro che sta a metà strada fra jazz e post rock). Sarà, anzi, è già fra i migliori album del 2010 e non solo, questo disco infatti è fatto per restare ‘ISTANT CLASSIC’. |
Quarantine the pastPavement Non venite a dirmi che non avete mai sentito parlare dei Pavement. Se vi siete macchiati di questo imperdonabile errore, ma anche se li seguite dai ‘90, è d’obbligo mettere sul vostro lettore questa raccolta che ripercorre la loro carriera. Questa, per intenderci, è una band fondamentale per qualsiasi appassionato di rock; loro sono gli alfieri di quel genere denominato lo-fi e, a suo tempo, il pezzo ‘Cut you hair’ era divenuto una specie di manifesto per un’intera generazione. Tipo il ragazzino del college con le converse bucate che fumava erba e amava quella biondina prosperosa di estrazione punk o l’intellettualoide incazzoso che non perdeva l’occasione di imbucarsi in qualsivoglia manifestazione di protesta. A parte queste dicerie restano intatti nel tempo lo splendore di pezzi come Gold Soundz, Frontwards, Stereo, In the mouth a desert, Unfair e quella pazzesca e melodicamente devastante Shady Lane/ j vs s. Insomma siamo di fronte a una raccolta che vale la pena avere sul proprio scaffale, chiaramente non a prendere polvere! Lunga vita a S.Malkmus e soci che sostanzialmente combattono per un mondo ‘musicalmente’ migliore. Guarda il video di Pavement ‘Shady Lane‘ |