Shepard Fairey in Venice

Nei giorni scorsi ero a Venezia per la Conferenza di Steven Heller, art director, giornalista, critico di NY, specializzato nel design grafico. Presentava il suo nuovo libro, scritto insieme a Lita Talarico, “The design entrepreneur: turning graphic design into goods that sell” (“L’imprenditore del design: la svolta del design grafico in beni che vendono”). Argomento molto interessante, un pò didattica la presentazione.

Sapevo che Obey era in città per realizzare alcune opere e mi avevano detto che era difficile incontrarlo. Mi sono detta “ci provo” e una serie di coincidenze favorevoli, ha fatto sì che tutto fosse possibile, semplice e speciale.

Ho incontrato Shepard Fairey giovedì mattina a Venezia, mentre era al lavoro con altri 4/5 suoi collaboratori (dei ragazzi davvero fortunati e consapevoli di esserlo!). Stava realizzando il telo che andrà a coprire un’ impalcatura di Piazza San Marco (che sarà esposto oggi con una performace live).

Shepard Fairey in Venice

La base di Shepard e i suoi in questi giorni è l’Incubatore alla Giudecca, in particolare gli uffici e spazi di Sms Venice, Onlus che si occupa della salvaguardia del patrimonio artistico e architettonico della città di Venezia (tutti molto gentili, grazie a Tobia per il supporto nella traduzione. Quando sono emozionata non capisco + nulla, nemmeno in italiano!).

Non so se ho colto tutto quello che ha detto Shepard (e nemmeno quello che ha detto in italiano Tobia!) ma questa è stata la nostra chiacchierata! Enjoy!

E’ uscito da poco il libro “Obey: Supply & Demand, The Art of Shepard Fairey – 20th Anniversary Edition“, che riassume 20 anni di attività. Il nostro Blog è letto da tanti giovani creativi/artisti/designer, ci piacerebbe sapere come sono stati i tuoi esordi, quali sono state le difficoltà della fase iniziale della tua lunga carriera.

I primi anni sono stati duri e senza molti soldi (questo consolerà molti di noi!). Durante gli anni del college lavoravo per un’azienda di abbigliamento e realizzavo molte serigrafie per loro. Poi ho creato un piccolo studio/laboratorio anche se non avevo i potenti mezzi che avevo a disposizione in azienda. Ho cominciato ad autofinanziarmi le serigrafie e i miei lavori, con un’attività di graphic designer. Agli inizi ho lavorato insieme ad un amico che faceva il grafico per Element (azienda di skateboard/abbigliamento e scarpe street): mi ha insegnato ad usare il computer e trasferire i lavori di grafica in digitale (20 anni fa nin era così diffuso internet e la computer arts nemmeno in US). All’epoca facevo “2 turni” di lavoro, di giorno le grafiche e di sera facevo le serigrafie.
Gli ho chiesto quali sono state le sue risorse in quella fase + dura, se c’era qualcuno che l’ha aiutato. Mi ha risposto che è molto determinato e testardo (e quando ha detto testardo con quello sguardo serio e concentrato, ho sentito profondamente che era quello che noi BigChief definiamo un “tritasassi”, uno che ti spezza in due ahaha! in senso buono, uno che ha le palle insomma!)

Com’è nata l’intuizione di passare dalla street art alla creazione del brand?
La street art, la cultura skater, la musica punk e rock sono strettamente legate alle t-shirt, ai poster, alle cover degli album, quindi è stata una conseguenza naturale utilizzare e iniziare ad esprimermi anche attraverso questi mezzi. Le t-shirt sono un altro modo per portare il mio messaggio davanti alla gente. E’ così che è nato il brand.

Come riesci a mantenere l’equilibrio tra arte/design e essere imprenditore (e fare i piani di marketing e business plan)?
Per continuare a fare arte dovevo finanziarmi con i lavori dell’agenzia (oggi Studio Number One).
Grazie ai lavori creativi realizzati per aziende e istituzioni, oggi riesco a lavorare solo alla mia arte, insieme a 5 persone. In agenzia invece ci sono circa 15 persone. (Il succo della risposta: è un equilibrio che riesce a gestire ed bisogna accettare anche la parte di business).

Il tuo lavoro è sempre stato profondamente influenzato dalla cultura skater, il punk/rock e street. Quali sono oggi le tue influenze? Cosa ispira il tuo lavoro?

Continuo ad essere influenzato dalla cultura street. Poi mi interessano molto i temi sociali, politici e ambientali: la guerra in Iraq (e del Vietnam), l’energia, la causa “green”, l’inquinamento, i diritti civili. (Mi ha parla di una collaborazione con Move one movimento per i diritti civili che ha oltre 3 milioni di attivisti negli Stati Uniti)

Quali designer/artisti contemporanei ti piacciono?
Ci pensa un pò e mi fa un solo nome: Ryan Mcginness
Poi gli chiedo se conosce JeremyVille, Gary Baseman mi dice di sì che gli piacciono e che conosce Gary e sono amici; poi mi fa anche il nome di Kill Pixie , che gli piace molto.

Gli chiedo il libro letto nell’ultimo anno che l’ha colpito di più e mi parla di
Remix di Lawrence Lessig che parla di copyright delle diverse forme di espressione (arte/musica/cinema/letteratura) nell’epoca del free download e dell’economia online (quando Shepard parla di copyright sorride e dice che è qualcosa che gli interessa molto 😉 ma non parliamo della causa in corso per il ritratto di Obama)

A proposito di film dell’ultimo periodo, invece mi parla del film-documentario di Leonardo di Caprio, The 11th Hour, sull’ecologia.

Ultima domanda (gli ho già rubato quasi un’ora e deve tornare al lavoro!) : In che modo dimostrerai che la tua arte si adatta a una città come Venezia, molto diversa dai contesti urbani in cui di solito lavori? Come sono nate le idee sulle opere su Venezia?

Ho fatto una ricerca di immagini su Internet e chiesto a Sms Venice delle immagini sui simboli più rappresentativi della città. Ho portato molti elementi decorativi e pattern e immagini molto femminili (che si avvicinano all’idea morbida che ha della città) e grafiche/foto sui cavalli per gli esemplari di S.Marco. (sulle opere torneremo a parlarne!)

Shepard resterà a Venezia fino al 7 giugno, oggi sarà a S.Marco domani a Campo Santa Margherita, per maggiori info potete andare su Sms Venice

Incontrare Shepard mi ha dato una bella carica di ispirazione: a parte la bellezza dei suoi lavori e l’ammirazione per la sua sensibilità verso cause sociali e civili, mi porto dentro i suoi occhi che mi parlano di quanto conta nella vita, al di là del talento, il carattere, la determinazione e la forza di volontà nel realizzare il proprio sogno e i propri obiettivi, senza mai perdere di vista l’etica.

Un ringraziamento speciale a Sms Venice, a Laura Valli dell’Ufficio Stampa Report Porter Novelli, che mi ha permesso l’incontro! e a Chiara di Blue Distribution che con le sua newsletter mi ha illuminato sull’arrivo di Obey in Italia.

Shepard Fairey in Venice

Shepard Fairey in Venice

Shepard Fairey in Venice

Qui io ho la mia solita faccia da fessa/impaurita da ansia da scatto fotografico, non fateci troppo caso!

Shepard Fairey in Venice

Shepard Fairey in Venice

Shepard Fairey in Venice

Shepard Fairey in Venice

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