Il MotoGP di Ducati Corse

Dopo aver trascorso la seconda giornata ad Assen, mi sono fatto un’idea più chiara di come Ducati gestisca la sua logistica durante le gare di MotoGp. Per me si tratta del primo ingresso a un gran premio e relativo paddock, perciò tutto ha il sapore della novità.
L’ambiente riservato al team più vicino alla pista è il box, da qui le moto escono nella pit lane che s’immette nel circuito di gara. Nel box si svolge naturalmente la maggior parte del lavoro per i meccanici, che possono contare però anche sullo spazio retrostante dove sono parcheggiati tre camion carichi di attrezzature.

Sia Valentino Rossi che Nicky Hayden hanno un camion personale, dove trascorrono buona parte delle giornate preparando la gara insieme al proprio staff. Oltre a questi camion, i piloti hanno a disposizione un motorhome, indipendente dalla casa motociclistica, dove riposarsi la notte. Nel caso di Valentino, la presenza costante di tifosi e giornalisti in attesa della sua uscita permette di intuire facilmente in quale luogo si trovi in quel momento…
L’area della pit lane, dei box e dei camion retrostanti è strettamente riservata perché sono gli spazi più delicati, dove il team ha bisogno della maggiore concentrazione e discrezione. Neanche io ho potuto accedervi, ma è possibile vedere quest’area da fuori e tutti i meccanici sono abituati a essere osservati e fotografati.

L’ambiente che ho potuto visitare più da vicino è l’area hospitality della Ducati, che si trova all’interno del paddock riservato alle squadre di MotoGP, separata e distante alcuni metri dai box. Si tratta di un’ampia struttura dove tutti i membri della squadra si ritrovano per mangiare e rilassarsi quando non sono impegnati nella gara. Oggi ho potuto parlare con Silvio Sangalli, che da anni dirige l’allestimento di questo lussuoso accampamento.


Tutta l’hospitality è trasportata all’interno di tre grandi camion, che una volta parcheggiati formano una “C”. Lo spazio compreso tra i camion viene poi pavimentato, delimitato da una vetrata, e coperto da un telone, diventando così il principale spazio pubblico della Ducati. Monitor, tavoli e divani bianchi e rossi completano l’allestimento di un ambiente pensato sia per accogliere giornalisti e sponsor che, soprattutto, per fare staccare la spina ai membri del team durante le impegnative giornate del gran premio. Da questo spazio interno è possibile accedere ai camion che formano l’hospitality, contenenti al loro interno una sala riunione, una sala comunicazioni, la cucina e i letti per le sei persone che lavorano regolarmente in questa struttura.
Esiste poi un magnifico terrazzo coperto, che fuoriesce da uno dei camion e dove la squadra può rilassarsi restando all’aria aperta. Nonostante le limitazioni, infatti, il paddock può diventare una zona molto trafficata dai tifosi e l’esigenza di Ducati è invece quella di avere un luogo dove stare lontani dai riflettori. Sempre per questa ragione la vetrata d’ingresso è specchiata e non permette di vedere l’interno.

Ho notato inoltre che gli arredi interni sono di Pedrali, di cui avevo già parlato su Elmanco qualche settimana fa.
Montare l’hospitality è un’operazione complicata, che richiede circa quattro giorni di lavoro; per questo motivo i camion devono arrivare al circuito con una settimana di anticipo, e sono utilizzati solo per i gran premi che si svolgono in Europa. Per i MotoGp americani e asiatici, le case motociclistiche affittano in loco delle strutture diverse.
I membri della squadra che si spostano durante il MotoGP sono una cinquantina, mentre un altro centinaio lavora sempre per Ducati Corse rimanendo in Italia. Le persone del team che ho incontrato in questi giorni mi sono sembrate molto affezionate al loro lavoro e credo che questo sia indispensabile per gestire un lavoro così impegnativo, che oltretutto ti mette costantemente al centro dell’attenzione di tifosi e giornalisti.

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