Color is more important than form
Posted in: UncategorizedL’avvento della cultura pop e il rinascente bisogno di sfuggire dagli orrori e il grigiore di inizio secolo furono il principale catalizzatore per la nascita di molteplici stili e tendenze che si diffusero nel XX secolo, dal dopoguerra in poi. Ogni decennio ha poi partorito particolarismi, nati dalla necessità di trovare una propria identità in discontinuità col passato e la tradizione.
Sono stati tanto rivoluzionari e radicali da essere ancora oggi venerati e ricercati da estimatori del vintage o meno. Fra tutti quel gran desiderio di sperimentazione: a cavallo tra primati spaziali e la scoperta di realtà virtuali, rispecchia, sotto molti aspetti, la nostra contemporaneità sempre in bilico tra slanci nel futuro tecnologico e nostalgiche liturgie. Alla base delle psichedeliche sonorità e stravaganti forme vi è senza dubbio la perseveranza e il visionario entusiasmo di pochi. Un protagonista di quest’onda anomala è senza alcun dubbio il designer Verner Panton.
Anomala è dir poco se si pensa che, per quanto sia stato un designer danese, le sue creazioni vanno in totale rottura con la tradizione scandinava. La sua S Chair, forse il prodotto di maggiore successo, ne è riprova emblematica: dove la tradizione si distingueva nel particolare uso del legno per l’arredamento, la Panton Chair è celebre per essere il primo prototipo di sedia costituita dalla modellazione di un unica forma di plastica. Di sicuro, Verner le influenze danesi non le ha mai scordate, mostrando riverenza speciale a maestri come Hennigsen e Jacobsen, ma è solo andando via dal suo Paese d’origine che poté realizzare i suoi progetti. Verner spese anni nella ricerca di un produttore per la Panton Chair e solo la Vitra, nel 1967, credette nel progetto: da quel momento Verner non accettò più un “non si può fare” come risposta.
I suoi progetti erano spesso in anticipo sia per tempi che tecnologie e fu per questo che su un furgoncino Volkswagen, trasformato in studio, lavorò i primi tempi spostandosi per l’Europa, quasi come gli esordi di un icona della musica dell’epoca: sembra insolito, ma sorge spontaneo il parallelismo con un altro visionario del periodo che proprio con la musica riuscì a dimostrare che gli schemi potevano essere infranti. Parliamo di Frank Zappa, altro grande protagonista del sentimento sperimentale del periodo, anch’esso ossessionato dalla complicata realizzazione delle sue composizioni.
Con Verner sono accomunati anche dall’espressione del total enviroment: se il musicista pensava ai propri concerti come spettacoli di intrattenimento integrale, mix di esecuzioni tra classica e rock e sketch teatrali, il designer progettava interni in continuità armonica tra forma e colore. L’arredo tutto, insieme alle luci e i tendaggi esprimevano l’anima dei locali che Verner ideava. In modo analogo non sempre ricevevano comprensione e sostegno, nonostante il principale scopo fosse proprio scuotere e sviluppare la sensibilità del pubblico. Esempi di singolare fascino furono lo Spiegelkantine ad Amburgo e il Varna Restaurant ad Arhus, in Danimarca. Composizioni ormai smantellate e che fin da subito suscitarono reazioni contrastanti.
La stessa redazione del Der Spiegel, che commissionò l’opera, evidenziò perplessità sul risultato poco incline alla sobrietà del personale della testata, aspetto secondario per Verner, interessato principalmente a motivare gli impiegati, incoraggiarli al relax durante le pause per poi essere concentrati sul lavoro.
Coerentemente Verner perseguì le sue teorie grazie al sostegno delle aziende chimica Bayer e tessile Mira-X, sono infatti Visiona 0 e Visiona 2 le installazioni fieristiche passate alla storia per la loro sorprendente originalità, concepite sullo sviluppo della sua Living Tower, forme organiche che suscitano l’assenza di gravità nell’ambiente.
Pubblicizzare il Dralon come nuovo tessuto sintetico dalle molteplici applicazioni fu solo il pretesto per dar sfogo alla vena creativa di Verner che oggi ci lascia un gran numero di fantasie e pattern che dimostrano una convinta concezione del colore come ulteriore dimensione spaziale e sensoriale.
Come testimonianza dell’affascinate opera di Verner Panton, oltre al dettagliato archivio virtuale, sono presenti numerose mostre e ricostruzioni sparse tra Francia, Svizzera, Germania e Danimarca, ma stando bene attenti troverete sicuramente moltissimi richiami, grandi o piccoli nella moda che ci circonda, sempre attuali e visionari come Verner gli aveva immaginati.
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