Nathalie Du Pasquier

“Non ci sono motivi razionali, le cose devono stare bene insieme”.
Così risponde la designer francese Nathalie Du Pasquier (Bordeaux, 1957) ad un inviato della rivista Domus interessato al modo in cui vengono associati i colori e gli oggetti nei suoi lavori.
Nel 2011, infatti, insieme alla collega Chung Eun Mo, espone a Milano le sue creazioni per il trentesimo anniversario di Memphis , catapultando tutti gli ospiti indietro nel tempo nei fantastici anni 80. Nonostante dal 1987 la sua attenzione si sia riversata principalmente nelle arti pittoriche, i suoi tappeti e i suoi pattern rimangono dei capolavori di inconfondibile personalità. Oltre all’innata capacità di accostare figure ed elementi tra loro perfettamente dialoganti, a mio parere, alcune  sue “ fantasie” meritano particolare attenzione in quanto rendono  un senso di apparente e infinito caos tramite uno schema molto singolare.

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Secondo la mia personale opinione, si può notare come i pattern in questione possiedono una struttura a livelli: nel primo livello Nathalie dedica uno sfondo piatto ad uno o due colori, con al massimo la presenza di linee semplici che lo attraversano; nel secondo livello ,invece , utilizza forme irregolari, simili a macchie (queste possono racchiudere  al loro interno una composizione propria) o una campitura a pois; nell’ultimo livello la designer privilegia le figure geometriche spigolose, che a loro volta possono contenere un richiamo ai piani precedenti, spesso collegate tra loro da fasce rigide. Per quanto riguarda i colori utilizza abbinamenti che oggi definiremmo “trash”, come il giallo e l’azzurro fosforescente oppure il rosa acceso e il rosso.
Tutti questi elementi caratterizzano in modo inconfondibile i suoi lavori, e sono indispensabili per creare quell’effetto di caos prima citato, dando anche un senso di apparente profondità nonostante l’uso di sole figure piane: gli elementi del secondo livello si sovrappongono inevitabilmente al primo, ma a loro volta vengono spesso “tagliati” da quelli dell’ultimo.

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Ricordando che questa è una mia impressione fondata esclusivamente su ciò che questi lavori mi trasmettono, oso aggiungere che in alcuni suoi tappeti  troviamo pattern con un grado di complessità tale da poter essere “promossi” a grafiche, o che quantomeno ne posseggono i caratteri fondamentali. Naturalmente non tutti gli operati della designer rispecchiano l’interpretazione da me azzardata, ma penso sia interessante dare un proprio parere, senza cadere nel critico, alle opere di artisti che hanno fatto la storia del nostro design, specialmente se queste “passate” tendenze tendono a tornano in voga, come mostra una sfilata di un paio di anni fa di Prada che prende direttamente i pattern della Du Pasquier per creare la sua linea primaverile.

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Girando per le strade chiunque può notare un ritorno al passato da parte dei giovani, dalle scarpe alla giacca, dalla t-shirt alla cover per l’ iphone.

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