La città di Belgrado

Sei hai letto il blog nelle settimane passate, saprai che sono stato a Belgrado in occasione della Belgrade Design Week 2011, di cui ho già parlato qui e qui. L’evento è stata un’occasione per scoprire una bella città ancora poco frequentata dal turismo italico, e per farsi un’idea di cosa sia (stato) l’Est Europa.

La città sorge in una posizione magnifica, nella confluenza tra i fiumi Danubio e Sava ed il vero simbolo della città è la fortezza posta lungo i due fiumi, che da sempre domina il territorio circostante.
Belgrado in serbo significa città bianca, e infatti nella bandiera della città il castello è rappresentato di colore bianco; purtroppo questa icona della città si fa carico di terribili ricordi perché, proprio a causa della sua posizione strategica, Belgrado è stata nei secoli teatro di terribili battaglie per il suo controllo ed ogni volta che un invasore occupava la città radeva al suolo gli edifici lasciando in piedi solamente la fortezza, che è quindi l’unico edificio a tramandare la storia della città.
Durante la seconda guerra mondiale avvenne l’ultima grande distruzione di Belgrado, che perciò presenta un impianto urbanistico nato negli anni ’50. I bombardamenti della nato alla fine degli anni ’90 hanno ferito ancora la città, ma ho visto pochissimi edifici danneggiati perchè ormai è stato ricostruito tutto.

Le Corbusier la definì la città più brutta del mondo nella posizione più bella. Una frase dura, ma che non posso sbugiardare perché immagino che l’architetto abbia visitato la città in tempi più cupi del presente. Ora non mi sembra che i Belgradesi se la passino male: il centro della città mostra un benessere al livello dei paesi europei evoluti e la popolazione è proiettata verso il futuro e la Comunità Europea. Naturalmente affiorano scorci di abbandono, ma vero degrado non ne ho visto nemmeno in periferia mentre ho constatato come gli spazi pubblici siano più curati e ordinati di tante città italiane.

Abbiamo avuto la fortuna di visitare Belgrado in giornate stupende, calde e luminose e questo ci ha permesso di apprezzare il lungofiume, frequentatissimo dai Belgradesi giorno e notte. Se vai a Belgrado in questo periodo portati dietro telo e costume da bagno perché pochi chilometri e sud della città c’è il lago Ada: un ramo del fiume Sava chiuso artificialmente che è diventato la spiaggia di Belgrado. In estate i cittadini si spostano in questa area ricca di verde, campi di gioco e attrezzature. Già, il verde, non me ne aspettavo così tanto. La città ha molti parchi e il paesaggio visto della fortezza è sorprendente: guardando verso l’isola ci si trova di fronte una foresta, ma basta spostarsi poco per vedere il degradare del centro città, oppure i palazzoni socialisti della area Nord.

I Serbi che ho incontrato sono stati molto gentili e disponibili, ma scordati il calore dei popoli latini: non mi è sembrata gente che dà confidenza in poco tempo, ma forse sarebbero bastati pochi giorni in più per farsi un’idea diversa.
La gran parte dei giovani parla fortunatamente l’inglese, ma non è possibile trovare un giornale in lingua italiana o inglese nelle loro edicole e comprendere i testi in cirillico non è cosa che si impara in pochi giorni. In compenso la maggior parte delle insegne sono scritte in alfabeto latino, che semplifica almeno la lettura, e gli hot-spot WI-FI gratuiti sono numerosi.

Ripensandoci bene direi che grigio e verde sono i colori dominanti della città: il verde per le ragioni che ho già spiegato, il grigio perché questo è il colore della maggior parte degli edifici. Sono tante le costruzioni vecchie di 40, 50 anni che avrebbero bisogno di un restyling, ma tutto questo lavoro per architetti resta ancora sulla carta, nonostante sia convito che tra un decennio l’aspetto potrebbe apparire molto diverso.
Belgrado ha un suo fascino, ma va cercato. Noi siamo partiti senza saperne quasi nulla (sul web ci sono poche tracce e ancora non esiste una guida Lonely Planet) e con molta curiosità.
E’ una città con una storia imponente ma di cui restano poche tracce, e forse è questo l’aspetto che lascia interdetti noi italiani, abituati ad avere in patria paesi minuscoli ma con centri storici e monumenti meravigliosi. Per esempio le pareti dei palazzi di Skadarlija, uno dei quartieri più piacevoli di Belgrado, sono decorate con enormi trompe d’oeil che raffigurano quello che invece in altre città europee esiste davvero.

Nonostante i numerosi giovani in giro per le strade, la scena creativa sembra ancora un poco’ povera, sia per perché la Serbia è periferica, sia perché non ci sono grossi investimenti. Tuttavia non mancano i buoni esempi di interior design e ti consiglio di vedere due aree in particolare. Una è quella lungo il fiume Sava a destra conosciuta come Beton Hala, dove sono stati ristrutturati dei magazzini che ospitano una serie di bar-ristoranti sfavillanti. Sul web c’è qualche traccia: guarda i siti di Iguana e Comunale per farti un’idea. L’altra area da vedere è Strahinjica Bana Street, consigliata sia per la nightlife che per il design degli street bar e dei e locali; sempre lungo questa strada non perderti il concept store Supermarket, di cui hanno già parlato tanti blog di design.

Un ultimo consiglio prima di partire per Belgrado: controlla il blog di Stefano Giantin. Io l’ho scoperto solo al ritorno, ma sembra che questo Italiano conosca bene la Serbia e i paesi Balcani. Non so di cosa si occupi ma deve avere anche delle competenze grafiche perché il suo blog ha un layout bello e attuale.

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