Un collega architetto mi ha segnalato la nascita di Archleaks, un sito che rivela i dietro le quinte dei più famosi studi di architettura. La parola “leaks” rievoca il celeberrimo WikiLeaks, il sito che pochi anni fa è stato al centro di inchieste scaturite dopo avere coraggiosamente rivelato delicati segreti diplomatici e militari. Nel suo piccolo, Archleaks ha lo stesso intendimento: mostrare quello che veramente accade all’interno degli studi di progettazione di cui si conoscono bene solo i successi e gli aspetti più interessanti e glamour. Non è che ami particolarmente i delatori e sono sicuro che tutti abbiano qualche scheletro nell’armadio, ma è impossibile resistere alla tentazione di curiosare in un sito del genere.
Il progetto Archleaks è appena agli inizi, e non so per quanto tempo riuscirà a restare aperto, quindi il mio consiglio è di andarlo a vedere subito senza però dedicarci tanto tempo a meno che, ovviamente, tu non abbia intenzione di inviare il tuo CV proprio in uno degli studi catalogati…
Archleaks è diviso in tre grandi sezioni per nazionalità (Inghilterra, Spagna, Italia) e dalle nostre parti ci sono andati giù duro. Chiunque può descrivere la propria esperienza con lo studio in questione lasciando un commento, che poi sarà votato dagli altri utenti. I commenti con i voti più alti sono messi in evidenza, mentre quelli con i voti più bassi perdono visibilità.
Esiste una moderazione, che però riguarda solo i commenti contenenti insulti o clamorose inesattezze.
Un sistema così aperto somiglia al “muro” dei primi forum comparsi su internet una quindicina di anni fa, e lascia inevitabilmente spazio ad accuse anche gravi, non compensate dai pochi commenti positivi.
La critiche più aspre riguardano le retribuzioni, i ritmi e l’organizzazione del lavoro, sebbene questa non sia certo una rivelazione sconvolgente: 12 ore di lavoro al giorno, straordinari non conteggiati, lunghi apprendistati non retribuiti, ferie e malattie non riconosciute, partite IVA che nascondono lavori (in alcuni casi schiavitù) subordinate sono una realtà nota da tanti anni ma di cui i giornali non si occupano perché l’opinione pubblica considera tutti i liberi professionisti, indistintamente, dei privilegiati.
In questo settore l’Art 18 non è mai esistito ma questo fa parte delle regole del gioco, quello che però accade in molti studi italiani (non solo in Italia, a onor del vero) ha ormai raggiunto livelli inaccettabili per tanti giovani professionisti, costretti a simili condizioni di lavoro da chi sfrutta la loro passione per la materia studiata all’università, o la brutale mancanza di alternative.
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